Il termine vedico viene dal sanscrito (nella sua variazione di sanscrito vedico) e ha il significato di conoscenza, saggezza.
In particolare il Ṛgveda (letteralmente: Inni della conoscenza) è uno dei più antichi; la sua composizione si colloca tra il 2000 e il 1100 A.C.
Eppure molti studiosi sono convinti che risalga a un epoca molto più antica, proveniendo dalla tradizione orale precedente l'uso della scrittura.
Il Ṛgveda tratta di cosmologia che viene descritta con estrema eleganza. Leggete per esempio questo passo, pieno di bellezza e la sua conclusione sorprendente:
1. Allora non c’era l’Immanifesto, né il Manifesto; non c’erano le profondità spaziali né il cielo al di sopra. Che cosa circondava? Dove? Nutrito da chi? Che cosa era l’oceano, profondo, inscandagliabile?
2. Allora non c’era la morte, né l’immortalità. Non esisteva il confine della notte e del giorno. Imperturbato, mosso da sé, pulsava l’Uno solo. Oltre di lui non c’era nient’altro.
3. Oscurità vi era; in principio avvolto di oscurità questo tutto era una profondità indifferenziata. Serrato dal vuoto, quello che il potere della fiamma accese emerse all’esistenza.
4. Il desiderio, primordiale seme della mente, in principio sorse in Quello. I veggenti, cercando nella sapienza del loro cuore, scoprirono l’affinità del creato con l’increato.
5. I raggi della loro visione si distesero lontano. Vi fu un sotto, vi fu un sopra. Vi erano invero fecondatori, vi erano invero potenze. Sotto l’energia, sopra la volontà.
6. Chi sa la verità, chi può qui dire donde è originata, donde questa proiezione? Gli dèi apparvero dopo nella creazione di questo mondo. Chi sa quindi come tutto ciò ebbe origine?
7. Donde originò questa creazione, se l’ha causata o se no, Colui che nel supremo empireo la sorveglia, Egli soltanto lo sa, oppure, perfino Lui non lo sa!
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